In Arte della delega / Interviste

Questa settimana vi presento Nomad Bill, pseudonimo dell’autore di Blog Nomadi Fiscali.

 

Ci parla di come la proattività e l’attitudine al problem solving devono essere caratteristiche dei collaboratori da delegare.

 

Krisztina Fekecs: Ti presenti con qualche parola?

Nomad Bill: Sul web mi presento come Nomad Bill, è lo pseudonimo che ho scelto di usare come autore del Blog Nomadi Fiscali. Il blog è online dal 28 febbraio 2016. Non sono un commercialista ma negli ultimi 20 anni ho lavorato come consulente ed ho fatto l’imprenditore principalmente in Italia, Gran Bretagna ed Irlanda. Le diverse esperienze professionali mi hanno consentito di apprendere i sistemi fiscali dei tre Paesi in cui ho vissuto e di altri con cui ho avuto rapporti di lavoro.

A fine 2015 ho deciso di cambiare il modo in cui lavoro e sono passato dal mondo reale a quello “virtuale”. Prima usavo il web come strumento, ora esisto solo nel web. Da qui la scelta, insieme ad altre motivazioni più personali, di utilizzare uno pseudonimo.

Per me è stata una sfida che è tuttora in corso e di cui quindi non conosco l’esito. La domanda che mi sono fatto a Natale 2015 è stata: il mercato italiano è pronto per accettare un profilo professionale così atipico? L’attività professionale che voglio veicolare attraverso il blog di fatto non esisteva o comunque non era disponibile per il grande pubblico, quindi in realtà le sfide sono due.

Se decidi di aprire un ristorante in Italia vai da un commercialista italiano, se hai deciso di trasferiti in Irlanda ed aprire un negozio online vai da un commercialista irlandese, ma se stai pensando di trasferirti all’estero e puoi decidere di andare a vivere dove ti pare e vuoi sapere dove ti conviene andare e come fare per pagare meno tasse a chi ti rivolgi?

KF: Come è cambiata nel tempo la tua struttura/gestione?

NB: Non è mai cambiata in realtà, ho quasi sempre operato in proprio e senza dipendenti, però mi sono sempre fatto aiutare da altri professionisti per svolgere quelle funzioni che non sono in grado di portare a termine da solo o che non ho il tempo di seguire personalmente.

KF: Quando e perché hai pensato la prima volta a delegare?

NB: È stato circa 15 anni fa, stavo seguendo il lancio di una star up impegnata nella distribuzione di elettronica ed ho incaricato un web designer per lo sviluppo del sito internet ed una esperta di comunicazione e grafica per la realizzazione della brand identity.

KF: Come ti sentivi?

NB: Ero tranquillo conoscevo entrambi i professionisti a cui avevo assegnato il lavoro e non ho avuto grossi problemi.

KF: Come hai affrontato la prima esperienza? Eri scettico o fiducioso?

NB: Ero fiducioso, i professionisti a cui mi sono rivolto avevano una lunga esperienza nel settore di competenza.

KF: Avevi un piano per la procedura della delega?

NB: No, ho esposto le mie necessità e poi il rapporto si è via via formalizzato durante i lavori.

KF: Come hai scelto le attività da delegare?

NB: Ho scelto le attività che non ero in grado di svolgere autonomamente per mancanza di competenze.

KF: Come hai gestito la comunicazione?

NB: Incontrando personalmente i professionisti a cui mi ero rivolto, all’epoca non c’era Skype e poi erano vicini al mio luogo di lavoro quindi era molto semplice incontrarli.

KF: Era un’esperienza positiva?

NB: È stata una esperienza complicata dovuta più alla mia inesperienza che a quella dei professionisti a cui mi ero affidato.

Il problema principale era che dovevo utilizzare la brand identity all’interno del sito internet e mi ritrovavo spesso al centro di un rimpallo di responsabilità tra i due professionisti quando qualcosa non funzionava correttamente ed io non avevo le competenze necessarie per comprendere dove fosse l’errore. A quei tempi i programmi utilizzati per la grafica erano quelli progettati per stampa e spesso c’erano conflitti con il software utilizzato per la realizzazione del sito internet.

Dovessi seguire un progetto simile oggi, non credo avrei gli stessi problemi. Innanzitutto perché software e hardware hanno fatto passi da gigante ed i problemi di quell’epoca sono stati risolti dalla tecnologia e poi perché le esperienze che ho fatto negli anni seguenti mi hanno aiutato a comprendere come gestire una situazione simile.

KF: Hai riprovato con altre attività/persone?

NB: Si, al progetto successivo ho incaricato una agenzia che aveva entrambe le professionalità all’interno ed un unico referente che parlava con me. Risolvevano gli eventuali problemi di comunicazione tra loro, a me presentavano i lavori per stadi di avanzamento senza che io facessi da tramite tra i diversi professionisti coinvolti.

KF: Che bilancio hai fatto dopo la prima delega in termini di tempo e soldi guadagnati?

NB: Non posso fare bilanci per la prima delega perché non essendo in grado di svolgere le task delegate non mi fu possibile fare confronti tra costi sostenuti e tempo risparmiato.

KF: Sei riuscito a stabilire una procedura per la delega?

NB: No, ho seguito progetti sempre parecchio differenti tra loro, quindi ogni volta ho dovuto risolvere problemi diversi e non ho avuto quindi l’opportunità di stabilire una procedura.

KF: Come scegli la persona?

NB: Sino a prima di lanciare il progetto Nomadi Fiscali sceglievo i miei collaboratori chiedendo referenze a persone di fiducia e che avevano già lavorato con i professionisti che stavo cercando.

Ora, considerata la situazione atipica in cui mi trovo, dovrò sceglierli usando il web o magari chiedendo a qualcuno delle persone che ho conosciuto online da quando ho iniziato a sviluppare questo progetto.

KF: Quale è la caratteristica di chi collabora con te più importante per te?

NB:  La caratteristica più importante che un collaboratore deve avere per me è di saper affrontare proattivamente le situazioni problematiche.

Quando si sviluppa un progetto, si verificano sempre imprevisti o errori, la maggior parte delle persone con cui ho collaborato tendeva a scaricare la responsabilità dell’errore su qualcun altro o a trovare scuse, invece secondo me è più importante riuscire a trovare una soluzione al problema senza perdere inutilmente tempo per comprendere chi o cosa lo abbia generato.

KF: Come ti ha cambiato la vita /la tua attività la delega?

NB: Quando ho scelto bene il collaboratore o sono stato fortunato ad incontrarne uno bravo, ho risparmiato tempo e denaro.

KF: C’è un dettaglio che gestiresti diversamente se potessi tornare indietro?

NB: Non credo, l’esperienza che ho accumulato negli anni è parte di un processo di tentativi ed errori che sono l’unico modo di imparare nella vita reale e nel business.

KF: Cosa consiglieresti a una persona che sta valutando di iniziare a sperimentare la delega?

NB: Di non aspettarsi mai la perfezione nell’esecuzione, è necessario prevedere un margine di errore quando si delega, del resto anche se si decide di svolgere in prima persona una data funzione i margini di errore sono comunque da mettere in conto.

KF: Cosa pensi della fiducia?

NB: La fiducia è indispensabile quando si delega. In passato ho commesso l’errore di fidarmi troppo e troppo in fretta perché non avevo esperienza di delega.

Ora penso che il modo migliore di delegare sia quello di costruire un rapporto di fiducia e di farlo gradualmente affidando al collaboratore mansioni via via più importanti partendo all’inizio da funzioni più semplici e meno rilevanti per il core business.

KF: Quale è stato un punto critico della collaborazione?

NB: Nella mia prima esperienza di delega di cui raccontavo prima, il punto critico era il rimpallo di responsabilità tra i due professionisti e la mia incapacità di gestire la situazione non essendo competente nel settore in cui avevo delegato.

 

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