In Arte della delega / Interviste

Questa settimana vi presento Loris Castagnini, di Web Marketing Italiano.

Ci racconterà come la delega gli ha permesso di formare un team dinamico e professionale nella sua attività.

Cercare una rete di partner con skills diverse, a cui delegare, fa la differenza!

 

 

Krisztina Fekecs: Ti presenti con qualche parola?

Loris Castagnini: Sono un consulente web marketing e SEO e, da un paio di anni, relatore per conto di NADIA Onlus nel progetto “io non dipendo” in cui tratto il tema cyberbullismo e “Internet: pericoli e opportunità della Rete”.

La mia professione parte come operatore grafico nella fotoriproduzione, per evolversi verso l’area commerciale sino a quando, nel 1994, apro un’azienda che si occupa di multimedia con altri 4 soci.

Tra le cose più incredibili per quel tempo (parliamo di 20 anni fa) realizzammo insieme ad un partner austriaco un prodotto multimediale per la Fischer Austria chiamato “CD-I”, implementato con interazioni,  rendering e animazioni che per il tempo significava avvicinarsi ai più evoluti studi americani.

Ti ricordi il primo Jurassic Park? Il rendering fu realizzato con dei computer chiamati Silicon Graphics: io ne acquistai uno per la cifra di 120 milioni di lire ed il partner austriaco ne mise altri due per realizzare tutto il processo di rendering (quelli del film ne avevano 72 in linea…).

Un altro successo lo misi a segno nel 1997 con il primo Cd-Rom interattivo (tema Snow Board) eseguito per Sportler che rimase per molto tempo un esempio di innovazione nella comunicazione multimediale e che loro esibirono con orgoglio per molti anni successivi.

Sto parlando di cose per quel tempo rasentavano la fantascienza: Internet per come la conosciamo era solo per iper specializzati e nerd, nonostante mi affannassi ad evangelizzare gli studi pubblicitari che mi ascoltavano come fossi un extraterrestre.

KF: Da quanto tempo svolgi la tua attività?

LC: Se per attività intendiamo il mondo professionale della comunicazione sono ormai 34 anni; se ti riferisci al mondo web marketing sono circa 15 anni.

Ogni giorno, però, significa iniziare da capo: questo mondo si evolve in modo così veloce che diventa necessario aggiornarsi ogni santo giorno. Se ti fermi sei fuori. Studio le novità almeno due o tre ore al giorno.

Stiamo evolvendo più velocemente di quanto la consapevolezza umana riesca a stare al passo: questo, domani, potrebbe diventare un problema per molti esseri umani.

KF:Come è cambiata nel tempo la tua struttura/gestione?

LC: Da piccola azienda multimediale mi sono spostato in una struttura internazionale composta da 50 persone, costruendo all’interno di essa il reparto web design e programmazione web.

Il mondo del web marketing però mi chiamava in modo irresistibile e 5 anni fa decisi di intraprendere la strada del consulente: non più una sola azienda ma tante aziende da poter aiutare a crescere nel modo digitale.

Nacque proprio in quell’istante l’esigenza di strutturare una vera e propria rete di partner esterni che mi potessero supportare nella realizzazione dei vari progetti. Non più semplici fornitori ma collaboratori e partner.

La cosa che mi diede la più grande soddisfazione fu la scelta dei miei clienti di seguirmi in questa nuova sfida. Nessuno si tirò indietro o mostrò qualche dubbio in merito alla mia scelta. Tutti con me!

KF: Quando e perché hai pensato la prima volta a delegare?

LC: La volontà di delegare del lavoro fu una scelta obbligata ed immediata per vari motivi. Nessuno di noi è un tuttologo pertanto non è possibile avere tutte le skill necessarie per completare un progetto digitale serio. Capii subito che era fondamentale trovare attorno a me una rete di persone in grado di supportarmi professionalmente. Partner che ancora oggi sono al mio fianco.

KF: Come ti sentivi?

LC:  Mi sentivo una responsabilità doppia: una verso i miei clienti che mi affidarono da subito la loro disponibilità, l’altra verso i miei partner che necessitavano di una guida per poter fare bene il loro lavoro. Doppia fatica, all’inizio.

Delegare non è facile. Di natura si tende ad accentrare tutto e saper distribuire le mansioni richiede uno sforzo iniziale a livello mentale ed organizzativo.

La preparazione e la bravura dei partner non è in discussione: senza di loro non sarebbe possibile realizzare ottimi lavori. Ne consegue che la fiducia reciproca è una condizione sine qua non per poter delegare.

KF: Come hai affrontato la prima esperienza? Eri scettico o fiducioso?

LC: Immagina quanto possa essere difficile parlare due, tre o quattro lingue a meno che tu non sia una Intelligenza Artificiale. Ecco: questa è la situazione in cui mi son trovato.

Il creativo parla in un modo, l’analista in un altro, il programmatore in un altro ancora. E poi ci sono io, con la mia personalità che deve modellarsi a seconda di chi mi trovo davanti. Altro che AI !

Ad ogni modo la fiducia non è mai mancata. Non avrei scelto quei partner altrimenti. Non ci sono stati solo successi, non nascondiamoci dietro ad un filo d’erba. Quando intraprendi queste avventure qualche caduta devi metterla in preventivo.

L’importante è imparare dagli insuccessi per trovare la soluzione migliore nel futuro. Il team che scegli è la tua forza.

KF: Quale task hai delegato la primissima volta?

LC: La mia prima task in delega riguardò la progettazione grafica di un progetto elaborato: occupandomi di web marketing qualsiasi progetto web non si ferma alla costruzione di pagine HTML ma segue un filo logico che parte dall’analisi del mercato e della concorrenza per terminare nella pubblicazione ottimizzata per gli utenti che cercano nei motori di ricerca.

Tutto deve essere connesso: ogni elemento deve “parlare” sia agli spider sia ai lettori tenendo presente che questi ultimi sono quelli che “solleticheranno” gli spider.

KF: Avevi un piano per delegare?

LC: Il piano di lavoro è imprescindibile. Costruiresti una casa senza un progetto? Il piano è un puzzle con tutti i pezzettini numerati, come una strada tracciata sul navigatore. Non è pensabile e nemmeno realizzabile un progetto senza un piano di lavoro.

Ne consegue che nel piano si collocano tutte le pedine strategiche.

I miei partner li conosco bene: so cosa possono fare e dove posso spingerli. Ognuno di loro ha tempi e modi di lavoro diversi: chi è mamma e chi è ancora un ragazzo pieno di voglia di fare a qualsiasi ora. Sappiamo stupirci a vicenda quando mi vedo arrivare una mail alle una di notte e dopo 5 minuti il mio collaboratore si vede arrivare la risposta. Se vuoi una squadra che funzioni devi dimostrare che meriti fiducia.

KF: Come hai scelto le attività da delegare?

LC: Ho la fortuna di conoscere molte aree della comunicazione, sia per gli studi professionali che mi hanno formato sia per la passione che mi spinge in questo lavoro. Devi anche avere la consapevolezza che non puoi fare tutto e non puoi sapere tutto. Ne consegue che nel piano lavoro devo decidere “chi fa cosa”.

Personalmente mi sono concentrato sulla strategia e la SEO, tutto il resto lo devo delegare. Conoscendo praticamente tutti i settori professionali posso parlare con cognizione di causa a tutti i professionisti costruendo l’anello di collegamento tra loro. Sono un’interfaccia, in pratica.

KF: Come hai gestito la comunicazione?

LC: Come ti dicevo prima, devi comportarti da interfaccia e da traduttore per connettere le diverse figure professionali che intervengono in un progetto. Avere una scaletta delle tempistiche ti permette di mantenere il controllo della situazione.

Prova ad immaginarti di dover ristrutturare un appartamento avendo a che fare con elettricisti, idraulici, muratori, pittori, etc.. se non li tieni monitorati i tempi per terminare il lavoro raddoppiano o triplicano e spesso ne esce un prodotto che non corrisponde alle tue aspettative. Se così fosse la colpa non è loro ma tua perché non hai saputo gestire la situazione e le variabili.

KF: E’ stata un’esperienza positiva?

LC: Fu senz’altro un’esperienza positiva. Il solo fatto di aver portato a termine un lavoro delegandolo ad altre persone fu di per sé un successo.

Mi permise di concentrarmi sulle mie mansioni non dovendomi preoccupare di eseguire manualità che mi avrebbero fatto disperdere energie oltre misura. Capii inoltre che “insieme” funziona di più e meglio.

KF: Se sì, quale fu la successiva attività delegata?

LC: La successiva attività delegata fu identificata nella realizzazione di una struttura di programmazione web pianificata nei minimi particolari.

Un progetto di vendita on line, ad esempio, potrebbe essere un semplice e-commerce realizzato con i CMS più comuni, oppure un progetto realizzato con una “Esperienza Utente” strutturata ad hoc e nel tempo. Il mio programmatore deve conoscere questa mia esigenza e non fermarsi al semplice “funziona” (tipico dei programmatori).

KF: Che bilancio hai fatto dopo la prima delega in termini di tempo e soldi guadagnati?

LC: Il bilancio dopo la prima esperienza fu positivo. Ovvio, qualche incomprensione, qualche domanda in più o qualche approfondimento sono da mettere in preventivo da entrambe le parti. Il guadagno ci fu in termini di tempo e di risorse oltre che di valore aggiunto che ho reinvestito, soprattutto nei primi tempi.

KF: Sei riuscito a stabilire una procedura per la delega?

LC: Non esiste una procedura vera e propria, di solito identifico le specializzazioni dei singoli elementi.

Quando realizzo un lavoro, smisto le cose da fare, verifico cosa serve, suddivido gli elementi necessari ed infine piazzo sugli elementi le figure di riferimento.

A quel punto posso iniziare a delegare una mansione per ogni area di lavoro.

KF: Come scegli la persona?

LC: I ragazzi scelti furono esaminati in precedenza, poi sottoposti ad un colloquio, insieme analizzammo qualche lavoro svolto e discusso un progetto da realizzare. Solo successivamente divennero dei veri collaboratori e partner. Oggi utilizzerei la stessa procedura: identificazione, analisi, verifica, test: nel primo periodo diventa collaboratore, successivamente se lo merita diventa un partner.

KF: Quale è la caratteristica più importante per te?

LC: La caratteristica più importante per me …sono due:

  • competenza
  • elasticità mentale

Il Web è vivo, muta in continuazione. Se ieri si faceva in un modo è molto probabile che domani lo faremo in un altro.

La competenza significa studio e innovarsi ogni giorno, l’elasticità mentale significa sapersi adeguare alle situazioni ed esigenze che nascono e cambiano ogni giorno. Se non hai queste caratteristiche non puoi lavorare nel web tantomeno con me.

KF: Come ti ha cambiato la vita /la tua attività la delega?

LC: La delega non solo mi ha cambiato la vita in meglio ma ha permesso di potermi costruire un ambiente lavorativo dinamico in cui posso gestire e realizzare quello che più ritengo utile per il mio cliente e per chi si affida alle mie competenze. Competenze che offro grazie ai miei partner affidabili e reattivi alle condizioni che si evolvono nel tempo.

KF: C’è un dettaglio che gestiresti diversamente se potessi tornare indietro?

LC: I dettagli si perfezionano giorno dopo giorno: è il dettaglio che fa la differenza tra il pessimo, il normale, l’eccellente.

Non ci si deve mai accontentare e si deve sempre osservare oltre l’obiettivo raggiunto. Abbiamo fior fior di esempi che hanno dimostrato quanto scrivo ed a cui possiamo solo guardare con ammirazione: due tra tanti Steve Jobs e Elon Musk. Due geni che hanno fatto del dettaglio una filosofia di vita.

KF: Cosa consiglieresti a una persona che sta valutando di iniziare a sperimentare la delega?

LC: Le consiglierei prima di tutto di lavorare su se stessa per prepararsi a gestire questa nuova situazione, successivamente di trovare dei collaboratori affidabili e di avere ben chiaro che cosa deve fare e come lo dovrà fare: il progetto e le successive fasi delle lavorazioni sono una condizione sine qua non per poter delegare, altrimenti sarà un disastro.

La scelta della delega implica un programma di lavoro rodato e pianificato nei minimi particolari. La gestione della delega comporta a monte una ricerca maniacale di collaboratori su misura.

KF: Cosa pensi della fiducia?

LC: Ecco cosa ne penso della fiducia:

  • è la base sulla quale si basa la tua stessa vita professionale.
  • deve essere reciproca e cresce con il tempo.
  • è ambivalente: la devi meritare e devi saperla dare.

Alcuni esempi:

1) Proprio adesso, mentre scrivo, una mia partner mi ha telefonato per dirmi che un cliente per il quale abbiamo lavorato insieme mi ha “scavalcato” andando direttamente da lei. Sono cose che devi mettere in preventivo: la mamma dei furbi è sempre incinta. Se hai dei partner il minimo che fanno è avvisarti oltre che essere infastiditi dal modo utilizzato dal cliente. Anche questo dettaglio fa capire che siamo un team non l’armata brancaleone.

2) Quando cerco di portare a casa un lavoro mi devo a volte scontrare con il prezzo (sto lavorando anche su questo affinché non sia più un problema); se un lavoro si basa sul prezzo molto spesso rinuncio, non ho passato il messaggio del valore del mio/nostro lavoro. Solo qualche volta accetto. I miei partner sanno molto bene che se dobbiamo stringere i denti lo facciamo tutti insieme, quando invece ci è permesso di lavorare con più tranquillità e con budget più in linea non solo il lavoro che ne uscirà sarà eccellente ma ne godremo tutti esattamente come nel momento in cui succede il contrario; io stesso aumento i loro preventivi per quanto possibile. Anche questo è meritarsi la fiducia, secondo me.

KF: Qual’è stato un punto critico della collaborazione?

LC: I punti critici possono essere molti: comunicazione con il cliente, tempistiche, tecnologie, piattaforme. Ciò che posso affermare è che mai la connessione tra il team si è dimostrata una criticità: non può esserlo.

Sei una squadra, una pattuglia che deve raggiungere un obiettivo. Uno protegge l’altro e chi guida la squadra deve essere il primo che osa e l’ultimo che arretra. In questo modo diventi invincibile.

 

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