In Business

Accettare il cambiamento nel business

 

 

Parlare di cambiamento può sembrare scontato ma chi lo ha affrontato nella propria vita può testimoniare che si tratta sempre di uno sconvolgimento.

 

Difficile da affrontare ma fonte di nuove prospettive e vantaggi, e porta sempre qualcosa di positivo.

 

Affrontare il cambiamento per un imprenditore o libero professionista dovrebbe essere normale. Accogliere iniziative o prendere al balzo occasioni che si presentano nel corso della propria attività sono all’ordine del giorno per chi rischia quotidianamente nel mercato del lavoro.

 

Ma non è sempre così. E credere che l’attuale metodo di lavoro o modo di agire funzioni a dovere e che non ci sia bisogno di aggiornarsi, molte volte provoca poi un sedersi sugli allori dentro la zona di conforto

 

Rimanere fermi, alla lunga, è controproducente sia in termini di produttività che di motivazione personale e dei propri collaboratori.

 

Certo, per cambiare ci vuole coraggio: spesso è proprio la paura dell’ignoto o di fallire che ci blocca di fronte al cambiamento. 

 

Ma si sa che “chi sopravvive in questo mondo complesso e a volte minaccioso non è il più forte e nemmeno il più intelligente, ma colui che meglio si adatta ai cambiamenti”.

 

In questo articolo non voglio certo dispensare perle di saggezza fin troppo divulgate o sicure ricette di successo. 

 

Voglio dare un contributo a questo argomento secondo quanto incontrato nella mia esperienza professionale e quanto cerco di mettere in pratica ogni giorno.

 

La capacità di notare e analizzare i cambiamenti è di sicuro una qualità e, se non la abbiamo, dovremmo farla nostra e coltivarla.

 

Come affrontare un cambiamento?

 

Per essere pronti a cambiare, sicuramente dobbiamo tenerci aggiornati sui nuovi trend di comunicazione e tecnologie ma non solo. Dobbiamo conoscere i nuovi software e le applicazioni che possano facilitare alcuni aspetti del lavoro quotidiano. Dobbiamo anche investire nella formazione personale nostra e dei nostri collaboratori sugli aspetti che più caratterizzano la nostra professione.

 

In questo modo riusciamo ad avere una visione più completa della realtà che cambia e dei suoi sviluppi. E riusciamo a cogliere i vantaggi che portano dei cambiamenti nella nostra attività.

 

In una seconda fase possiamo passare alla gestione del cambiamento che comporta alcune pratiche da inglobare nelle proprie abitudini quotidiane. Ad esempio? Una sana programmazione giornaliera e settimanale, una selezione delle priorità e degli obiettivi sia settimanali che mensili.

 

Ma dobbiamo imparare anche ad affrontare le difficoltà e le sorprese negative che caratterizzano la fase di cambiamento, se non vogliamo farci sopraffare dagli eventi. 

 

Come?

 

Facendo un’analisi dei rischi, considerando alcuni compromessi necessari tra quello che vorremmo e ciò che realmente possiamo ottenere e creando una checklist di controllo che ci aiuti a capire quanto abbiamo guadagnato o quanto abbiamo perso non solo in termini economici, ma anche di competenza e consapevolezza di noi stessi.

 

Questa lista la possiamo farla giornalmente o secondo una nostra calendarizzazione ma, per esperienza personale, aiuta moltissimo a capire i passi avanti o quelli indietro fatti.

 

Ci aiuta a mettere a fuoco i nostri obiettivi, le nostre priorità, i buoni risultati raggiunti, gli eventi che hanno caratterizzato in qualche modo una giornata o un periodo e altri imprevisti che sul momento ci son sembrati fuori luogo – ma che magari son proprio forieri di cambiamento e positività.

 

Certo non si può al tempo stesso pretendere il controllo di tutto

 

Uno cambiamento non voluto che ci piomba sulle spalle riesce già a stravolgere la volontà di controllare la realtà che ci circonda.

 

Perciò un aiuto più pratico alle nostre attività da parte di professionisti, consulenti o collaboratori potrebbe darci sollievo in questo periodo di stress e farci concentrare sulla questione principale che il cambiamento ci porta.

 

Quali sono i cambiamenti da affrontare? 

 

Nel pratico, cosa può cambiare nella quotidianità di un imprenditore o di un’imprenditrice? Ecco qualche esempio:

  • il mercato in continua evoluzione, secondo periodi più o meno alti di crisi
  • il potere d’acquisto dei clienti a seconda dei momenti
  • le esigenze del cliente stesso che possono cambiare proprio per seguire i cambiamenti dei tempi
  • le innovazioni sul prodotto dovuto alle nuove scoperte o tecnologie
  • la comunicazione, che deve essere sempre più efficace e accattivante per la vendita
  • il design del prodotto, il fulcro della capacità di attirare clientela e fare innovazione
  • le nuove tecnologie gestionali, fondamentali per riuscire a sintetizzare e rendere efficiente le proprie attività

 

E, di conseguenza, quali sono i cambiamenti a livello gestionale? Ecco quali sono i cambiamenti principali:

 

  • il mondo online, e quindi la propria presenza in rete o su internet
  • le modalità di promozione delle proprie attività
  • le modalità di acquisto e pagamento, quelle online comprese
  • la gestione dell’assistenza clienti, fulcro per una fidelizzazione dei clienti stessi
  • la creazione e il mantenimento dell’immagine del marchio
  • la gestione del personale o dei propri collaboratori
  • il cambio generazionale, soprattutto dove c’è gestione familiare, ma non solo
  • lo sviluppo del marketing per essere sempre presenti nell’offerta al cliente

 

Certo, questi due elenchi potrebbero farti pensare a qualcosa di gigantesco, ma tutto si può affrontare con la filosofia dei piccoli passi.

 

Il primo passo può essere un’analisi dei settori dove investire; il secondo l’individuazione degli obiettivi da porsi dentro a ognuno di essi.

 

Capire dove investire getta le basi per la strategia delle azioni da compiere, che sono il vero passo del cambiamento a cui andare incontro.

 

Delegare per favorire il cambiamento

 

Come ti ho scritto prima, è impossibile controllare tutto e volerlo fare è sintomo di poca lucidità che porta a un aumento di stress inutile, dannoso e penalizzante le proprie attività.

 

Per questo l’arte della delega di cui tanto abbiamo parlato in altri articoli può arricchire il lavoro quotidiano e aiutarti oltre che aumentare il tuo livello di leadership e di gestione dei collaboratori che fa la differenza in un’organizzazione di squadra.

 

Il saper delegare, “lasciando andare” le attività secondarie, è un’altra operazione di coraggio e fiducia che però se gestita bene dà risultati di estrema soddisfazione.

 

Delegare efficacemente significa dare istruzioni e obiettivi chiari ai propri collaboratori, controllare periodicamente con moderazione le loro attività, giudicare i risultati rispetto agli obiettivi dati e confrontarsi di continuo.

 

Anche questo è un grosso cambiamento per chi non ha mai svolto la delega. Ma, forse, in questo caso non ci vuole poi così tanto coraggio se ci pensiamo bene.

 

Sono pulsanti interni da spingere. Dobbiamo dare un po’ di fiducia agli altri, avere il controllo delle proprie attività ma senza strafare o voler far tutto da soli, e convincerci che forse non siamo – sempre – così indispensabili.

 

Talvolta nelle aziende più grandi l’obiettivo delle persone che ci lavorano è quello di guardare più a se stessi e ai propri obiettivi, soprattutto se la cultura del lavoro in team non è radicata.

 

Ma, nel caso di piccole strutture o liberi professionisti non sussiste questo comportamento dato che ognuno ha l’interesse di offrire la propria professionalità secondo il contratto stipulato e senza il complesso da posto fisso.

 

La resistenza a questo cambiamento, d’altronde, ci spinge verso il blocco della crescita personale, aziendale o professionale penalizzando l’azienda o l’ambiente di lavoro.

 

O continuiamo a occuparci di tutto, lavorando 24 ore su 24 oppure, se vogliamo crescere, dobbiamo iniziare a delegare le attività più operative, in cui la nostra presenza non porta il valore per cui il datore di lavoro o il cliente ci paga.

 

Il primo vantaggio è di poter concentrarsi più a livello strategico. Il secondo vantaggio è quello di portarsi in casa delle competenze

 

Invece di frequentare un corso, per esempio, abbiamo un collaboratore con cui possiamo ampliare le nostre conoscenze su temi di business a noi meno noti.

 

Come iniziare a delegare

 

Un aiuto per il blocco che ci si può trovare ad avere davanti alla delega, è la matrice di Covey che serve a ordinare le priorità separando ciò che è urgente da ciò che è superfluo, classificando le attività giornaliere in base al loro grado di urgenza e/o importanza.

 

Il metodo della matrice di Eisenhower Covey permette di gestire le priorità attraverso l’analisi e la valutazione delle attività secondo 4 criteri.

 

Il punto di partenza è la comprensione delle espressioni urgente e importante:  “Ciò che è importante raramente è urgente e ciò che è urgente raramente è importante.”

 

Questa frase, attribuita a Dwight D. Eisenhower, generale e presidente statunitense negli anni 50, è alla base del metodo di ottimizzazione del tempo. 

 

Ti consiglio di leggere le interviste di chi nelle proprie esperienze ha svolto l’arte della delega e ha avuto soddisfazioni, per non dire maggior guadagno in tutti i sensi: può aiutarti a capire quanto sia importante per la crescita professionale e non e può ispirarti ad agire. Qui sono riproposti i contributi di alcuni protagonisti del business online.

 

Ci sono poi molti testi di successo, che professano il delegare come sviluppo e arricchimento oltre che guadagno di tempo per la vita personale. 

 

Siamo arrivati alla fine di questo lungo articolo, spero di averti dato alcune informazioni importanti per te e per la tua attività. 

 

Il mio ultimo consiglio – per oggi –  è di iniziare a delegare le attività in cui la tua creatività non è indispensabile. Vedrai che riuscirai a ottenere risultati già dopo il primo mese.

Non sai da dove partire? Scarica il mio kit gratuito sulla delega. Un piccolo aiuto per un grande risultato!

 

 

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